Bibliografia Vichiana II

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GIUNTE E CORREZIONI

lelo tra alcune dottrine vicinane e quelle affini dello Hegel s’incontrano già nelle note apposte da Carlo Enrico Miiller al suo travestiménto del De uno (v. sopra p. 26). p. 548, r. 32. Del Tableau del Villernain è da vedere, nell’ edizione citata, anche I, 346-47, ove, fautore, come già il Fauriel, trova che il Vico sforza alquanto il raccostamento di Dante a Omero. Cfr. Croce, La poesia di Dante , ediz. cit., p. 179, nota 1. p. 553. Tra i numeri 23 e 24 è da intercalare un n" 23 bis, per ricordare che un signor Javary, professore di lilusoha nel liceo di Orléans, pubblicò nel 1851 un volume dal titolo De Tidée dii progrès, nel quale consacra le pp. 40-41 al Nostro, a cui attribuisce, sì, il merito d'avere tentalo una teoria generale della storia, « mais c’est à peine si Vico lui-méme s’est élevé au dessus de ce point de vue ( quello del Machiavelli) dans les lois qu’il assigne à la marche de Thumanilé ». Così al meno riferisce il De Ferron, Théorie du progrès citata, p. 147, dalla quale tolgo la citazione. Nel medesimo libro del De Ferron si ricorda alle pp. 227-28 un passo dell’ellenista Emilio Egger da Parigi (1813-85), il quale si maraviglia come mai « un grand poète de nos jours ait pu preférer PHomère de la tradition classique à l’Homère multiple et vivant de Vico et de Wolf . p. 555, r. 4 dal basso. Sarebbe stato opportuno iniziare il paragrafo con un numero sul Savigny, dando rilievo al fatto, accentuato già dal Flint (op. e traduz. citate, pp. 181-82), che, laddove Aristotele, il Machiavelli, il Bodin e altri s’erano avvicinali in qualche modo al metodo storico nella trattazione del diritto, « il Vico lo adottò deliberatamente e definitivamente, come fece il Savigny ». E invero—soggiunge il Flint le teorie generali svolte da quest’ultimo « tanto abilmente e con tanto successo nella sua operetta Sulla vocazione dei nostri tempi per la legislazione e la giurisprudenza e nel suo Sistema del moderno diritte romano, sono appunto quelle che il Vico considerò fondamentali », ecc. ecc. Ricordare, inoltre, che non solo affinilà tra il Vico e il Savigny furono notate, nelle ora mentovate note, da Carlo Enrico Miiller, ma al tresì che quest’ultimo fu indotto al suo travestimento del De uno proprio dal fatto che, sin dal 1822, il Savigny, avvedutosi egli pel primo delle anzidetto affinità, gli aveva donato un esemplare dell’edizione originale di quell’opera vichiana. p. 559, rr. 2-3. Contro un’ affermazione del Bluntschli, op. cit., 1, 234 che il principio fondamentale del De uno vichiano derivi da un passo del De dignitate et augumentis scientiarum di Bacone (libro Vili, cap. 3) cfr. Flint, traduz. cit., p. 166. p. 580, S’avverta che una delle obiezioni mosse dal Balmes al Liber metaphysicus venne confutata dal Flint, trad. cit., pp. 111-12. E che gli argomenti addotti dal medesimo Balmes per provare la non cattolicità del pensiero vichiano procura di scalzare l’Amerio nello zibaldone sopracitato, p. 112, nota 2. p. 621, r. 38. Sugli studi vichiani dello Spaventa è da vedere altresì La filosofia di G. B. Vico 4 del Croce, indice dei nomi, sub « Spaventa », specie p. 141, ove l’autore trova alquanto arrischiata l’asserzione spaventiana che il Vico progredisse « sul concetto delle due sostanze cartesiane e dei due attributi spinoziani e della stessa monade leibniziana, sorpassando il parallelismo e l’armonia prestabilita col distinguere le