Bibliografia Vichiana II

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GIUNTE E CORREZIONI

Hanalli conoscesse la leggenda formatasi intorno all’©scurezza della Scienza nuova (v. sopra pp. 257-58) e ritenesse che in essa fosse (com’è in effetti) qualche motivo di vero. Per lo meno attribuisce l’oscurezza del Vico al « suo inclinare alla metafìsica trascendentale, oltre al bisogno di nascondere e rendere astratta una dottrina che i suoi tempi non avrebbero comportata, ove chiara e praticabile fosse apparsa » (li, 126). p. 695, rr. 15-14 dal basso. Un esemplare del primo opuscolo del Sellaroli è entrato testé a fare parte della collectio viciana del Croce. S’intitola, più precisamente, Nuovo indirizzo alla filosofia del Vico ; consta di 22 pagine in 16° ; è datato « Napoli, tipografia di Giuseppe Barone, 1864 »; reca sulla copertina l’avvertenza ; «11 presente opuscoletto è come un programma di due volumi, che l’autore darà tra poco a luce » : luce, per altro, che non hanno vista mai. p. 697, n° 21. Più esattamente, le pp. 1-28 de La filosofia della storia nei pensatori italiani di Bartolomeo Fontana sono il rassunto di tre precedenti opuscoli pubblicati via via dall’autore a Imola presso la tipografia Galeati, e intitolati : 1. «La filosofia della storia, discorso intorno a Giovan Battista Vico ». Cremona, Liceo D. Manin, 1868 (pp. 40 in 8") ; 2. a La scienza dell’umanità, discorso secondo intorno a Giambattista Vico ». Cremona, ibid., 1869 (pp. 46) ; 3. La umanità gentilesca, discorso terzo intorno a Giambattista Vico ». Macerata, Liceo G. Leopardi, 1870 (pp. 46). p. 699, n° 33. Nel sopraricordato gruppo di documenti inediti serbati nella collectio viciana del Croce sono due lettere del Canna (Pavia, 21 febbraio 1905 e 22 gennaio 1908). Nella prima si dice tra l’altro : Il Vico per me è santo », come colui «che ha giovato tanto alla mia educazione ». E nella seconda il Canna ricorda che il suo citato commento allo pseudo Longino, « che non dispiacque al Tommaseo ». esibisce anche « una notizia rispetto agli autori amati dal Vico », e tra costoro il De sublimitate pseudolonginiano, da lui ammirato « tanto da attribuirgli anche cose che in quel libro non sono ». p. 705, dopo il numero 19. Intercalare un numero 19 bis per ricordare che accenni al Vico non mancano in ciò che dice di Vatolla Matteo Mazziotti ne La baronia del Cilento (Roma, 1904). p. 802. Al catalogo degli scritti intorno al Vico pubblicati nel 1911 va aggiunto quello del dott. Sante Muratori dal titolo Del Ponte Nuovo presso Ravenna e di un epigrafe di Giambattista Vico (Imola, 1911, estratto da La Romagna, serie 11, anno VII, fase. IV) : epigrafe eh’ è quella ricordata sopra a p. 97, n° 9. p. 804, n° 84. Di Guglielmo Ferrerò va ricordato altresì un articolo inserito nella Nuova Antologia del 1° novembre 1910 col titolo Storia e filosofia della storia. A proposito di esso il Croce osserva (Conversazioni critiche , I, 184-85) che quella, che il Ferrerò asseriva sua nuova e originale concezione della filosofia della storia, non è se non, con parole poco diverse, quella che il Vico chiamava « scienza della comune natura delie nazioni » e « storia ideale eterna sulla quale corrono in tempo le storie particolari delle nazioni ». Sola differenza : che codesta scienza, trattata dal Nostro storicisticamente, è concepita dal Ferrerò con ispirilo di filosofia positivistica. E allora chiede il Croce ché non darle il brutto nome che ha già nella filosofia positivistica: quello dì sociologia?».