Bibliografia Vichiana II

Ai dire deU’Ulloa, si tratterebbe d’un « tableau attrayant et, en mème temps, fidèle des découvertes et de l’esprit de ce grand philosophe si longtemps iucompris ». Ma, a dire il vero, l’impressione suscitata dalla lettura di quello zibaldone indigesto e, come confessa l’autore medesimo, affatto giovanile è del tutto diversa. Ecco, a titolo di saggio, alcune delle proposizioni che vi s’incontrano. —La storia ideale vichiana è « infallibile ; la storia reale dell’umanità la dovrà sempre seguire ». Lo spirito del Vico «potrà assegnare leggi al mondo futuro, antivedere e il nascimento elo scader degli Stati ». Già due volte, cioè quando vennero al mondo Platone e Tacito, la natura s’era sforzata di far nascere un Vico e non v’era riuscita: vi riuscì alfine col rifondere quei due nella persona del Nostro. Il Vico si eleverà «al governo universale delle menti »; si assiderà « arbitro e dominatore degli spiriti »; intimerà « silenzio ai dotti » e darà « loro la legge »; i « popoli sommessi » seguiranno gli « oracoli » di lui e procureranno di « divinarne i pensieri. Sotto l’efficacia di lui. le scienze morali raggiungeranno piena perfezione ; la metafisica si asterrà dalle sue sintesi orgogliose ; nessuno oserà negare la Provvidenza ; le sètte filosofiche scompariranno; gli uomini di Stato, ispirandosi alla Scienza nuova, sapranno escogitare savie leggi, le arti e la stessa religione avranno grande incremento. Né basta. Scienza nuova e cristianesimo, aiutandosi a vicenda, faranno sorgere una nuova e grande civiltà, che « penetrerà in tutte le regioni del globo », e, mentre « sentirassi pronunciare con laude e riconoscimento » il nome del Nostro, Napoli riterrà suo maggiore titolo di gloria l’essere chiamata t la patria del Vico ». Bastano questi cenni a mostrare come, tra i componenti la scuola giuridica vichiana fondata a Napoli da Nicola Nicolini, il Rocco, che non manca di citare più volte quest’ultimo, raggiunse più di altri gli eccessi agiografici ricordati sopra (pp. 402-63). A ogni modo, il suo libro si divide in tre parti. La prima è consacrata a un’esposizione generica delle condizioni della cultura prima del Nostro e dei lineamenti fondamentali del suo sistema. Nella seconda sono esaminate singolarmente le varie opere. Argomento precipuo della terza è una sorta di storia della fortuna del Vico (alla quale chi scrive non ha mancato di attingere) e, nel tempo medesimo, come una previsione dell’efficacia che le sue dottrine avranno nei tempi avvenire. DelTUlloa v. Pensées et souvenirs, 11, 323, e cfr. anche 11, 406, ove, a proposito dei discorsi inaugurali recitati da magistrati, viene collocato « au premier rang » il Rocco, « nommément par son discours II ritorno agli studi antichi ». - Sulla nullità scientifica delT-Elo,?;» cfr. già Cantoni G. B. Vico, pp. 336-91. È da.supporre, tuttavia, che il volume procurasse all’autore rapidi ascensi nella carriera giudiziaria. Per lo meno un’ « epistola allo egregio Gennaro Rocco, procuratore del re presso il tribunale civile di Napoli », in data di « Avellino, settembre 1856 » e col titolo Una visita al sepolcro di Giambattista Vico, pubblicava un Michele Zagarelli nel Poliorama pittoresco del 1856 (XVII, n° 18). 9. C. Marini. Avvocato in Napoli, deputato al Parlamento napoletano del 1848, consigliere presso la Corte dei conti del Regno d’ltalia, il calabrese Cesare Marini (1792 - dopo il 1862)

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ROCCO - MARINI