Bibliografia Vichiana II

MARINI

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scrisse, sotto l’efficacia del Vico, alcune Lezioni di diritto civile nuovissimo (Napoli, 1836), talune Questioni di diritto controverso (ibidem, stesso anno), un volume Sulla genesi e progresso del diritto romano (Cosenza, 1845) e più tardi anche Della antica civiltà politeistica e della nuova cristiana studiate nel progresso della legislazione e delle istituzioni civili dei popoli (Napoli, 1862). Senonché il lavoro, per cui lo si deve particolarmente ricordare in questa sede, è una monografia in sette capitoli e un epilogo intitolata Giambattista Vico al cospetto del secolo decimonono (Napoli, stamperia nella strada San Salvatore, 1852, 8° grande di pagine 144 a due colonne più quattro innumerate). Dove, dopo una breve biografia del Nostro (capitolo I), si tratta via via della sua missione (II), delle sue dottrine (III), dei suoi errori (IV), dei suoi « ispiratori, maestri e duchi » (V), della sua « scuola e dei suoi discepoli nel decimottavo e decimonono secolo » (VI), dell’efficacia esercitata dalle sue dottrine «su tutte le branche dell’umano sapere e sullo spirito pubblico dell’Europa nel secolo decimonono (VII). Quale tesi fondamentale il Marini enuncia e sviluppa questa : che « la scienza del progresso di Vico sostiene, anziché contradire, il progresso genesiaco e monoteista descritto nella Bibbia ; che la storia ideale eterna conferma, anziché sconoscere, la storia reale del popolo ebreo narrato nei nostri libri santi ; che, infine, il Vico, colle sue indagini, ricerca nell’istoria dei popoli pagani l’incivilimento prodotto dalla sola umana ragione, onde attaccarlo al vero progresso prodotto dalla ragione divina e dalla rivelazione, di cui Dante e Bossuet, prima di lui, eransi resi gl’interpreti fedeli ». Senonché, quando si fa enumerare gli « errori » del Nostro, il Marini comincia con l’includere tra questi proprio le dottrine che il secolo decimonono aveva fatte o veniva facendo proprie : teoria omerica, carattere mitico dei leggendari fondatori di nazioni e della storiografia tradizionale di Roma primitiva, ecc. ecc. Censura altresì il Nostro, a dire poco, per un’altra trentina di errori fondamentali, tra cui l’avere egli professato sulla provvidenza una teoria più pagana che cristiana ; 1’ avere parlato « poco o punto dell’ altra vita »; 1’ avere porto occasione al Ballanche di « rovesciare le basi della cristiana sapienza »; Tessersi, con la teoria delTerramento ferino, reso « ribelle alla ragione e alla storia sacra » ; il non avere posto mente « a quella religione cristiana, che seppe trionfare del caos »; il non avere nemmeno considerato « i misteriosi dogmi della creazione, del peccato originale e della redenzione » ecc. ecc. E, insomma, il Marini, pure essendo partito dal presupposto che la Bibbia e le credenze cattoliche non potrebbero trovare conferma più luminosa di quella esibita dalla Scienza nuova , finisce, contraddicendosi in malo modo, col concludere proprio come avevano concluso il Finetti e gli altri critici cattolici di questa (e concludono gli studiosi odierni): che, quali che possano essere stati i personali sen* 38 *