Bibliografia Vichiana II

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PAGNANI - DE CARLO

visar le cose stanno gravissime illusioni, le quali vogliono essere dall’esperienza corrette ed eliminate, s’involge però in esse anche un principio solenne di verità ». Senonché codesto principio solenne di verità i « pubblici motivi di vero » che il Vico trovava in tutte le « tradizioni volgari » ( Opp ., IV, capov. 149), non viene riposto dal Fagnani, come il Nostro, nei fatti storicamente accaduti che sono nel nòcciolo di ogni mito e che la Scienza nuova procura di sceverare: bensì, affatto arbitrariamente, nella divinazione. 0, ch’è lo stesso, il Fagnani, interpretando a modo suo l’altro principio vichiano che « le cose delle nazioni » « dovettero, debbono e dovranno andare » secondo le norme fissale nella Scienza nuova al corso uniforme di quelle {Opp., IV, capovv. 348-49), asserisce che il Vico avrebbe anche sentenziato che, attraverso una classificazione affatto nuova dei fatti, sarà possibile raggiungere « una soluzione così proficua che la farà essere stroraento adatto ad aiutare praticamente gli uomini a giovarsi de’ segni, che accompagnano sempre i fatti e le azioni presenti, onde avere avviso o divinare quali, per questi fatti e queste azioni presenti, debbano essere le conseguenze che ci aspettano nelle congiunture future ». Meno male che, dopo avere dato, per tal modo, al Vico il diritto di esclamare anche lui « Codesto arri non ci misi io ! », il Fagnani medesimo riconosce che, per quanto concerne codesta teoria della divinazione, il Nostro non riuscì « a dare ai suoi additamenti l’evidenza e il vigore d’una luminosae feconda verità dimostrata » ! Donde appunto il libro di lui, Fagnani. Si divide esso in due parti. Nella prima, che non abbraccia più d’un centinaio di pagine, l’autore, dopo avere indicato il cammino percorso dalla scienza della divinazione dalle origini ai tempi di Aristotele, e deplorato che da allora essa precipitò sempre più verso l’empiria, procura di mostrare, da un lato, come la si debba richiamare « a’suoi principi, quali siano essi, e come debba da questi essere portata a compimento »; dall’altro, « quale e quanta opera meravigliosa abbia fatto già il Vico per raggiungere quest’ultimo ed importantissimo scopo ». Nella seconda, che comprende il resto del primo e l’intero secondo volume, cioè, in unum , oltre cinquecento pagine, il Fagnani, per purgare la Scienza nuova dalle sue oscurità e renderla accessibile a ogni sorta di lettori, sì dà a riscriverla dalla prima all’ultima parola. Ma, poiché in codesto rifacimento l’ossatura dei singoli capitoli e paragrafi resta immutata, e a canone d’interpretazione assurgono le idee singolari del rifacitore, il risultato è che l’opera, senza acquistare punto in chiarezza, presenta molte volte un pensiero affatto diverso da quello del Nostro. Comunque, il Fagnani tornò brevemente sul Vico nell’altra sua opera Delle intime relazioni in cui sono e con cui progrediscono la filosofia , la religione ela libertà (Torino, De Rossi e Dusco, 1863). Per qualche altro ragguaglio, Cantoni, G. B. Vico, pp. 391-93. Sul Fagnani, che fu anche uomo politico, alto funzionario piemontese e amico del Cavour, v. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale , profili e cenni biografici (Roma, Pascucci, 1897), al nome. 11. A. M. de Carlo. Prima compilazione filosofica vichiana destinata alle scuole o, quanto meno, ai giovani, fu, che si