Bibliografia Vichiana II

DE CARLO ■ MAMIANI

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sappia. quella, che, preannunziata da un programma a stampa, il sacerdote napoletano Agostino Maria de Carlo intitolò Istituzione filosofica secondo i principi di Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa. Per altro, dei quattro volumi, nei quali Fautore la aveva concepita, non comparve (Napoli, Cirillo, 1855) se non il primo, il quale, sebbene consacrato semplicemente alla protologia, abbraccia ben xii ■ 604 pagine in ottavo, oltre quattro finali, in cui è ristampato il programma anzidetto.

II FILOSOFI, STORICI DELLA FILOSOFIA, TRATTATISTI DELLA FILOSOFIA DELLA STORIA

A) MAGGIORI 12. T. Mamiani. Fra le tante e tanto immeritate lodi che usava elargire un tempo ai meno che mediocri scritti filosofici del conte Terenzio Mamiani Della Rovere (1799-1885), non mancò questa, tributatagli dal Labanca : che, col Rinnovamento della filosofia italiana, pubblicato primamente nel 1834 presso il Delaforest di Parigi e tante volte riedito e ristampato poi (cfr. « terza edizione, con correzioni e notabili cambiamenti dell’autore», Firenze, Ricordi e compagno, 1836), il Mamiani sarebbe stato il primo a rinfrescare in Italia la memoria del Vico in quanto filosofo. Veramente, già una quindicina d’anni prima, la parte più importante della filosofia vichiana, ossia la teoria della storiografia, era stata richiamata alla memoria degl’italiani dal Jannelli (v. sopra p. 466-70). Ma, anche a prescindere da ciò, l’autore del Rinnovamento mostra d’ignorare affatto la Scienza nuova e d’avere soltanto qualche non sempre precisa contezza del Liber metaphysicus. Qualche contezza : giacché, sebbene questo sia ricordato una decina di volle (edizione citata, pp. 195, 203205, 229, 286, 317, 486-42, 453-54, 457-59, 465, 492), è almeno eguale il numero di quelle in cui quel Liber avrebbe dovuto essere mentovato e non è. Per non dire altro, sin dal 1835 il Ferrari aveva osservato che il Mamiani si sarebbe dovuto avvalere anche, e talora soprattutto, del Vico e, comunque, rinviare a lui, là « dove parla delle due parti del metodo, quella che scopre e quella che ordina », e dove « insisteva, col Campanella, Leonardo da Vinci e Galileo, sull’importanza dello studio dei fatti », e « dove approvava il Galilei per non aver trasportato la metafisica nella fisica », e nella confutazione del cartesiano « cogito, ergo sum ».