Bibliografia Vichiana II

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MA MI ANI - ROSMINI

11, (1904), pp. 265 sgg. Tenere presente, infine, che il Mamiani accenna al Vico anche in altri scritti. Tali, per esempio, le due lettere aperte a Pasquale Stanislao Mancini sulla filosofia del diritto (Parigi, 15 aprile 1840), pubblicate primamente in Napoli da Francesco Trincherà nel 1841. A codesto proposito sono da vedere altresì le due di risposta del Mancini (Napoli, 1841) e le cinque di replica del Mamiani : scritti che, con raggiunta di quattro Discorsi di quest’ultimo sulla origine, natura e costituzione della sovranità , vennero raccolti tutti ? nel volume Fondamenti della filosofia del diritto e singolarmente del diritto di punire, quarta edizione con prefazione del prof. P. L. Albini (Torino, presso il tipografo G. Cassone ed il libraio G. Grondone, 1853). Inoltre ai rapporti ideali tra il Vico e il Pagano il Mamiani accenna nell’introduzione al dialogo Mario Pagano ovvero dell 9 immortalità (Parigi, De Lacombe, 1845). 2. A. Rosmini. Molta ammirazione pel Vico, ma alquanto generica e congiunta con una conoscenza diretta più del Liber metaphysicus e dei primi capitoli del De uno che non della Scienza nuova, mostra in vari suoi scritti Antonio RosminiSerbati (1797-1855). Tre volte egli accenna al Nostro nella Filosofia della politica : quando afferma « sottile » l'osservazione vichiana che presso i greci prevalse la sapienza, presso i romani la giurisprudenza; quando deplora l’abuso fattosi poi dell’ « importante verità » scoperta dal Vico « che le nazioni tengono nel loro corso leggi fisse » ; quando asserisce fallace la teoria dei corsi e ricorsi, sia perché fondata su un’ indagine « ristretta all’ andamento delle nazioni antiche », sia perché affatto ignara dell’ « onnipotenza sociale del cristianesimo». Senonché, a quest’ultimo riguardo, va pure soggiunto che la Scienza nuova prescinde, sì, del tutto dal cristianesimo, ma non trascura punto lo studio delle nazioni non antiche, cioè medievali e moderne, alle quali, per contrario, è consacrato intero l’ultimo libro della redazione definitiva. Nel Nuovo saggio dell origine delle idee premesso che in Italia le novità del Locke avevano incontrato « una dignitosa opposizione in Paolo Doria, quelle di Cartesio una simigliarne in Giovambattista Vico » si soggiunge che « questi due grandi uomini avrebbero salvato l’ltalia da molti traviamenti, se non si fosse messo in lei l’amore non tanto del nuovo quanto dello straniero», e non vi fosse prevalso «un partito antisociale ed antireligioso ». Nella Filosofia del diritto si censurano come «affrettata» la dimostrazione dell’esistenza di Dio esibita nei primi capitoli del De uno, e come erroneo il postulato del capitolo XVII (Opp., 11, 46) che « aeternus rerum ordo monstrat aeternum verum », poiché « egli sembra che la nozione del vero precede quella dell’ordine ». Senonché lo scritto rosminiano nel quale si discorre con maggiore frequenza e ampiezza del Nostro è il grosso volume contro il citato Rinnovamento del Mamiani. Eccellente, pure essendo stata fatta già dal Locke, sembra al filosofo di Rovereto l’osservazione del Liber metaphysicus {Opp., I, 174) che il Malebranche, per restare coerente alle proprie teorie, avrebbe dovuto insegnare « mentem humanam, nedum corporis,