Il Molise dalle origini ai nostri giorni
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gli stessi connazionali, e di disaffinità e repellenza fra costoro e gli indigeni; e la storia dello religioni c’insegna che gli osservanti d’una fede sono più tolleranti verso una fedo opposta, che verso le dissidenze formali della propria. Gli attriti fra Albanesi ed indigeni furono perciò sempre assai vivaci; e fra Albanesi e Larinesi attinsero il tragico. Gli Albanesi erano vicini cosi maneschi e molesti, da rendere penosa non diciamo la convivenza ma la semplice vicinanza: od i Larinesi (nelle Capitolazioni doU’ll agosto 1540 fra l’università ed il balio del possessore feudale), avevano ottenuto che “ detto Signor è contento faro sfrattare et in fu“ turum non fare più habitare do Greci li Casali de S. Elena et Colle “ de Lauro, in lo territorio e demanio de detta Città, nè s'abbia ad fare “ Casali nuovi nel tenimento d’essa città, da habitarnosi da Greci Alba“ nesi o Schavoni „ (464). E questi doverono andar via. La dura disposizione, lungi dal produrre una resipiscenza, inaspri l’animo dei reietti, sicché espulsi da Colle Lauro e da S. Elena e riversatisi in Ururi, ripresero con astio accresciuto ad infastidire i contadini e i proprietari larinesi ed a danneggiarli nei beni. I Larinesi si gravarono al vescovo ; e dopo lunghe trattative, addossatisi i pesi che gli Albanesi corrispondevano alla Mensa, ottennero il costoro sfratto anche da Urttri. Gli Albanesi tentarono di resistere al1’ esecuzione del decreto della R. Camera ; ed il viceré D. Pietro di Toledo fu costretto nel 1550 a mandare in Ururi la forza pubblica per disarmarne ed espellerne gli abitanti, ed incendiarne i casolari perchè smettessero ogni pensiero di tornarvi ! Raminghi ed in estrema povertà, affluirono allora nelle colonie sorelle, assoggettandosi al trattamento d’ ospiti non desiderati : un trattamento da quarantena reso più rigoroso a causa della recente gesta : un trattamento presso che da idioti e da pestilenti, simile a quello dei Cagoti nella Biscaglia cantati dall’ Heine nell’Atta Troll: un regime, infine, che avrebbe dovuto sospingerli a rimpatriare, se l’odio schipetaro verso il turco non avesse superato di gran lunga l'avversione agli ospiti latini. Tra il declinare del secolo XVI e la seconda metà del secolo XVII andarono via da Casacalenda ; ed un po’ più tardi da S. Croce ed altri contri minori ; e conversero in Ururi loro riaperta fin dal 1583 a Portocannone e Campomarino : Comuni dove s’istallarono in modo definitivo. Nel 1799 gli Albanesi sdissero una fosca pagina di storia col fervido concorso al movimento sanfedista (proficuo di lucri), capitanati dalla più ricca famiglia di Campomarino, come illustreremo nel IV volume ; e da allora, insino al 1865, diedero un notevolissimo contingente al brigantaggio ed alla delinquenza generica. Da tempo però è ridotta di molto fra gli Albanesi la criminalità ; ed in forza del progresso incalzante, dei matrimoni misti, della diffusa coltura popolare, e del servizio militare che disciplina gli animi , i loro costumi si vanno affinando ed adeguando a quelli indigeni.