Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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Le classi elevate danno già un bel numero di professionisti, di insegnanti medi e di funzionari degni della pubblica stima ; e l’emigrazione dilaterà gli orizzonti della mentalità della massa popolare ; poiché in nessun luogo della provincia le condizioni di vita dei contadini sono cosi arretrate come nella piccola comarca, dove suona il “ ghiaku iòn iseprisoiur „ : il nostalgico saluto di riconoscimento che sintetizza la psiche della stirpe. Ed ora una breve rassegna degli indigeni. T contadini del Molise usavano un tempo abiti ed indumenti caratteristici. assolutamente distinti da quelli delle provincia limitrofe. Gli uomini avevano caro il nero e tradizionale cappello di feltro a cono , a falde strette , che portavano sulle ventitré, adorno di qualche piuma : il breve panciotto vermiglio a bottoni d’ottone (che aveva loro procurato nelle proviucie contiguo il nomignolo di “ pettirossi „) : la giacca breve ed orlata : le brache sino al ginocchio : e calza di lana o bianche, o nere, o di colore marrone. Nel Distretto di Larino l’uso delle scarpe era consuetudine remota o generale anche fra i contadini più poveri; ma in molti paesi del Distretto di Campobasso ed in tutto il Distretto d’lscrnia si costumava come ancora generalmente la calzatura primeva dei Romani : gli strani * zarapitti „ formati da “ cuoio d’asino non concio, con cordelle annodate “ al disopra dei malleoli, a guisa di socco „ (465). Nel Larinese dalla civiltà più evoluta siffatta costumanza destava 1’ ilarità, ed era ed è motivo alla canzonatura ed al motteggio. Vi si parlava e vi si parla dei “ zampitti „ e dei “ zampettari „ con quell’aria di superiorità con cui i napoletani sogliono parlare dei villici di Panicuòcoli e i fiorentini di Porètola : cosi scarsa era 1’ affinità della zona litoranea del Molise con gli Ab brezzi, e cosi profondo il distacco etnico fra la medesima e il resto del Contado, all’Abbruzzo più vicino. Il Pongano aveva scorta e notata nel suo complesso la difformità permanente, e con la radezza del campagnuolo sinceramente scriveva che “ Per la valle di Bedano, da Sepino ad Isernia, e luoghi adiacenti, gli “ abitatori sono tutti rozzi, malvestiti, peggio cibati. Si vede in essi „ avverato il Samnis sporcus homo degli antichi ; all’ incontro nel resto “ della provincia, massime in Campobasso, e luoghi vicini, ci si ammira “ la gentilezza, lo spirito, ed una singolarità di talenti. Onde si potreb“ bere i primi chiamare i Beoti, e gli altri gli Attici del Contado „ (466). Vi era dell’ esagerazione, ma il fondo deli’ osservazione non differiva dalla verità, specialmente in rapporto al ceto delle campagne : e tanto non ne differiva, che anche ai nostri giorni si avverte una diversità per quanto in proporzioni ridotte, por altrettanto evidente e tangibile. Nei circondari di Larino e di Oampobasso non troverete i più miseri tuguri campestri con tettoia a lastre (nel dialetto “ bàsole „ o “ lisce „) ; tettoie che sono, invece, comunissime ed anzi prevalenti fin nei centri urbani del Circondario d'lsernia ; tettoie che rievocano nella memoria