L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

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L’ ITALIA E LA QUESTIONE DEL CALENDARIO

tra il giorno della Pasqua legale ebraica cil 15 Nisan mi sembra meritare i più grandi encomi. Il lodevolissimo scopo, proseguito dall’ autore, era quello di proporre una soluzione della questione del Calendario che potesse venire accolta dalV intera Cristianità. Partigiano risoluto della preferenza da darsi alla successione regolare, e mai interrotta, dei dissestili sulla stabilità delle stagioni, e questo anche per riguardo, cred' io, alle legittime suscettibilità nazionali, egli proponeva (nel 1880) che la Cristianità occidentale tornasse, per ciò che riguarda l’intercalazione, alla regola giuliana; desiderio che, come già osservai, è pur condiviso da scienziati di valore, e mi basti citare, per tutti, il nostro illustre Schiapparelli. In ricambio, la Chiesa ortodossa, rinunciando, una volta per sempre, all 3 equivoco o mistificazione popolare circa P equinòzio, avrebbe incaricato della redazione dei suoi « Paschalia * dei direttori di Osservatori, in altri termini, i più distinti rappresentanti deir astronomia (*). Ora, siccome nessun direttore di Osservatorio direbbe che l'equinozio ha luogo il 3 aprile del Calendario gregoriano (21 marzo del giuliano), il Prof. Spathari si riprometteva, dal suo progetto, la desiderata unificazione delle feste cristiane, come necessario risultato della scienza. Tutti mi accorderanno che il fatto solo di avere ideato* maturato e sottoposto alla prima autorità della sua Chiesa un simile progetto assicura al Prof. Spathari un bel nome, non solo nella storia del Calendario ma in quella eziandio della Cristianità ; e questo non certamente con discapito dell' onore della sua nazione. Ora se, malgrado il possente incitamento di un vanto nazionale e quando, oltrepassato il febbraio 1900, la prima parte della proposta dell’ illustre Elleno già trovavasi realizzata, nè il Patriarca di Costantinopoli nè alcun' altra autorità ecclesiastica o politica del mondo ortodosso ha creduto dover occu-

Tolgo al Moniteur Or tentai di Costanti nopoli la conclusione tradotta in francese, dell* importante opuscolo del Prof. Spathari. « Lea Eglises, cosi egli, se conformeraient piva entiérement et plus exactement à leurs andermes traditions sur la date de la féte de Pàques , qui e arent force de ioi lors du premier concile oecumèntque si, adoptant comme leur Calendrier [en ce qui concerne r intercalation] le julien , elles determina ient d' aprrs la féte de Pàques toutes leurs grandes solennUés mobiles , en conflant a des Observatoires la re'dactio7i des « Paschalia »et des « Héortologia *■ annv.els ». Art. Le « Typicon » de 1’ Eglise orthodoxe et le Calendrier »..Mon. or. 11 mai, 1004. Vedi, per l’originale greco, l’opuscolo: Ms/.ffryj irspi toù Hao/a/aou de! Prof. A. Spathari, pubblicato coll’autorizzazione del Ministero della pubblica Istruzione. Costantinopoli, ISSO, p. 119. Il pensiero dell' autore circa l’intercalazione è chiaramente espresso nelle ultime pagine che precedono la conclusione .