L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

» mente se si riflette che la nostra Chiesa si mostrerebbe seco » stesso inconseguente ( mdosledna ). Infatti, durante più di tre » secoli, essa si è opposta all' adozione della riforma grego» riana, contro la quale, inoltre , s’ è pronunciato nel modo il * più reciso il gran Sinodo ortodosso tenuto a Costantino» poli ìlei 1593 *. (*) Vediamo, ora, le conseguenze dell’ una e dell’ altra condanna. Tutti sanno Ano a qual punto, e con quanto fracasso e lusso di ricami e di frange, la condanna di Galileo fu ed è tuttora sfruttata dagli avversari del Cattolicismo e, non ultimi fra essi, anche Ortodossi, per rappresentarlo come un ostacolo alla scienza ed al progresso. Si direbbe, al sentir alcuni che Roma non abbia fatto che condannar gente, e che ovunque altrove, compresi i paesi ortodossi, la scienza, il progresso, per nulla dire della coscienza, non hanno mai trovato che deliziosi Campi Elisi. Ora, eccoti una lettera di uno dei più distinti astronomi viventi, non lo nomino perchè non voglio cedere eventuali carezze a nessun altro in cui mi si esorta a proclamare ovunque che gli incagli, qualunque essi siano, recati alla scienza della passeggera condanna di Galileo, scompaiono a fronte di quelli, ben altramente numerosi e più sensibili, che arreca il mantenimento del Calendario giuliano.( 2 ) Basta, del resto, riflettere che la condanna di Galileo non poteva, in ogni caso, inceppare che dei Cattolici ossequenti al Papa e che essa concerneva soltanto 1’ astronomia o, piuttosto, soltanto una teoria speciale la cui portata pratica, per incagliare i progressi di quella scienza, è tanto relativa che quella teoria viene oggi, non esamino se felicemente, Evocata in dubbio da dotti che non intendono certamente, con questo, recar danno all’astronomia. L’ unificazione nella misura del tempo, invece, non interessa soltanto l’astronomia ma, come osservava il rappresentante della Russia alla Conferenza inter-

(‘) L'importante studio del Prof. Massimo Trpkovitch, che fa davvero epoca nella storia della questione, comparve nel tìlasnik o Messaggero della Chiesa ortodossa Serba, organo del Concistoro di Belgrado (Agosto 1900). Esso valse alla Serbia un articolo del Memorial diplomatique, in cui per poco già si dava al giovane regno il merito dell’iniziativa nell’unificazione del Calendario; ma in questa questione, nessun stato ortodosso eccettuata, tutt'al più la Russia, è libero di sà. (2) Rispondendo ad una mia, in cui m’ ero permesso di esprimere una simile opinione, l’illustre scienziato di cui parlo non esitava a scrivermi : « Vos ■paroles me paraissent d'unt importarne ielle, que je desiderale qu' elles soient propay’es dune la plus grande ctendue*

43

AL PRINCIPIO DEL XX SECOLO