Bibliografia Vichiana I

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NIEBUHR

nel «rischiararla con le più moderne», nel vedere Roma sin dall’origine ripartila in due classi, patroni e clienti. Ma, d’altro canto continua il Cantò, «in questi il Vico scorge subito l’origine della plebe romana, mentre il Niebuhr non la fa nascere se non quando Anco aggrega i vinti alla polizia di Roma ». Analogamente soggiunge, —se è vero che tanto l’italiano quanto il danese notano nel cosiddetto censo di Servio Tullio «un progresso de’ plebei verso l’equità civile », non è meno vero die laddove il Vico « trova concesso loro soltanto il dominio naturale o bonitario possesso de’ campi, pagando un annuo censo e obbligandosi a servir nell’esercito», il Niebubr, invece, suppone che, con quel censo, i plebei ottenessero non solo la conferma del dominio quiritario, ma altresì «il suffragio ne’ pubblici affari, quindi un censo pubblico e soldo dato ai guerrieri ». E finalmente concbiude il Vico pone « principalissimo fondamento del suo sistema storico la religione degli auspizi, mentre il Niebubr non ne tocca tampoco ; e questa è forse la ragione che più vaglia per quelli che asseriscono non avere il danese conosciuto il nostro pensatore, del quale mai non fa cenno ». Con la fatuità superficiale, peculiare a chi mette bocca in una questione che conosce soltanto a orecchio, Prospero Mérimée (1803-1870) si chiede ; « Que signifie un historien comme Niebubr disant qu’il n’a jamais lu Vico, quand il lui prend toutes ses idées?». Al che non è da rispondere altro se non che meno di tutti poteva porre simile domanda l’autore di Carmen, il quale neppure lui aveva « jamais lu » né il Vico né il Niebuhr, e, per giunta, come non conosceva una parola di tedesco, così non aveva alcuna competenza nella storiografia di Roma antica. Buon conoscitore, invece, così del Vico come della lingua tedesca, e anzi reduce, prima di scrivere la monografia sul Nostro, da un corso di perfezionamento a Berlino, il Cantoni intese assai bene che la questione dei rapporti ideali tra il Nostro e il Niebuhr andava inquadrata in quella, molto più ampia, dell’indubbia somiglianza di metodi e di risultati tra la nuova filologia instaurata nel Diritto universale e nelle due Scienze nuove e quel grande affinamento del metodo filologico o erudito ch’ebbe luogo in tutta Europa, ma segnatamente in Germania, nei sessanta o settant’ anni corsi dagli ultimi decenni del secolo decimottavo alla metà di quello successivo (v. so-