I Tonini storici di Rimini

legge, disse e dice essere stata negli atti e nelle parole sue dignitosa pacatezza e misura. Giovinetto di quella età in che ì Romani davano la toga virile, si vide mancare in termine di tre mesi da prima la madre, ch’era l’anima dolce ed energica della casa, e indi il padre operoso e buono. Ma non si sviò dagli studi, non si volse a fruire neghittosamente di sua modesta agiatezza ; anzi e nelle lettere e nelle leggi perseverò solerte, e poiché I’ amore, 1’ amore di una fanciulla gentile, l’aveva presto acceso de’ suoi raggi, egli quell’ amore si propose e poi si fece premio quando tornò a ventitré anni dallo Studio bolognese. E sì avviò a essere buon padre, e padre fu undici volte (non troppe a paragone del suo avo Michele, da cui Francesco padre di esso Luigi era nato diciassettesimo e penultimo). Ma nell’ adombrare eh’ io faccio la figura di lui, se non molto potrò dire dello scrittore, certo nulla dico dell’uom privato, e non vorrei potendo, che per questa parte mi parrebbe indiscreto fare altro che riferirmi in tutto al commentario pienissimo che su Luigi Tonini dobbiamo al senno e al cuore di Carlo (3). Basta, e quasi è superfluo, rammentare che egli e in casa e fuori era eguale a sé stesso, tutt’altro da quelle mezze bontà che incominciano o finiscono alla soglia domestica e sono talvolta, quando non perversità intere, vanità o dappocaggini meschine; eguale, dico, a sé e alla rettitudine sua, ponderato e pieno di sodezza così nella famiglia e nella vita come nei

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