Un giudizio intorno a Venezia di uno scrittore marchigiano del secolo XVI

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L' Amiani nelle Memorie istoriche della città di Fano (Fano 1751, 11, 219) dice; « Di non minore dottrina fu Cesare de’ Simonetti, il quale in Padova fiorì nella scienza delle leggi civili. Morto questo nel dicembre 1581 lasciò tutti i suoi beni al nostro Pubblico col peso d’ eriggere in Fano, sua patria, due letture d'istituzioni Civili da conferirsi a due dottori, che dal Collegio da lungo tempo instituito in Città, giusta le disposizioni de' nostri Statuti, dovevan estròrsi a sorte ogni anno, con altre condizioni apposte nel testamento, rogato in Padova da Giovanni di Bernardino Cavalli notaio di quella città (*)■ ( Consti . all'anno 1581, c. 135) ». In quel « 1581 », come data della morte vi è certo errore, perchè i Madrigali del Simonetti editi nel 1590 a Verona portano una sua dedicatoria da Padova 6 di marzo 1590. Il Crescimbeni (V, 86) nota; «Di Cesare Simonetti da Fano, un Madrigale i! quale fu onorato dell’ ornamento di una Lettura di Ippolito Peruzzini da Fossombrone, impressa 1' anno 1575. » Nell’ Indice del gareggiamento poetico, dove sono sue rime, si dice di patria veronese. Ma poi, in nota, si conferma che fu da Fano, e si aggiunge che la prima edizione delle sue rime è quella di Padova, Megietti, 1579, e si cita una sua favola boschereccia Amar anta, stampata in Padova nel 1588. Nulla aggiungono il Quadrio (II 263; V 402) e Apostolo Zeno, che consacra al Simonetti una

(ij Neir Archivio notarile di Padova non esistono nel secolo XVI notai di nome Cavalli, Il testamento, che reca la data delT 8 dicembre 1581, fu scritto in domo nobilis Cassandrae Da Rio in centrata Sanctae Caiherinae in Padova. In questo testamento il Simonetti lascia al figlio naturale, sive spurio, Giulio una pensione di cinque scudi d J oro mensili donec vixerit e il resto del patrimonio al comune di Fano perché fondi due scuole di Istituzioni Giustinianee.