Un giudizio intorno a Venezia di uno scrittore marchigiano del secolo XVI

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delle sue note alla Biblioteca dell' eloquenza italiana di mons. Giusto Fontanini (t. I, Venezia, Pasquali, 1753, nota 1 pag. 424). Dalle dedicatorie delle Rime dello scrittore fanese nuli' altro si ricava se non che furono lodate da Domenico Veniero. Bernardino Tomitano, Antonio Querengo, Bartolomeo Malombra, e che sono composizioni giovanili. Il Marcolini nella sua Storia di Pesaro e Urbino (Pesaro, Nobili 1883, pag. 302) dice di Cesare che fu gentile poeta lirico e, fra tanti imitatori del Petrarca di cui fu si copioso il decimosesto secolo, non inferiore, per avventura, ad alcuno. Se così abbondanti sono i giudizi intorno al poeta, non si hanno per converso molte testimonianze della sua dottrina legale. In un discorso del Polidori intorno a Cesare Simonetti, letto all’ Accademia Filarmonica di Fano il 2 novembre 1828 e premesso ad una raccolta di rime scelte del nostro autore, pubblicate per nozze (Fano, tip. Burotti, 1831), si legge (nota 7 pag. XXXIV): « Sembra che di buon* ora si applicasse allo studio della Giurisprudenza, in cui divenne tanto eccellente, che meritò d’ essere eletto a pubblico professore del Diritto Civile nell’ Università di Padova. In ciò si accordano lutti quelli che di lui hanno in qualsiasi modo sin qui ragionato. Non abbiamo però verun’ opera che ci comprovi la sua dottrina legale ecc, ». Veramente l’ accordo era nel pensiero o nel desiderio de! Polidori, imperocché gli storici dell’ Ateneo patavino non ricordano il nome di Cesare Simonetti fra quelli che professarono diritto a Padova. Non naturalmente il Colle, che non va oltre il sec. XV, ma neppure il Tomasini, il Papadopoli, il Faccioiati, il Riccoboni. Soltanto lo Statarichi, nel dare in luce a Padova, nel 1579, le rime del Simonetti, dedicandole alla signora Fiore Pescioni dice che « l’Autore malagevolmente si induceva a contentarsi che i suoi componimenti, fatti la maggior parte ne’ suoi più verdi anni andassero in istampa, come quello che , essendo