Un poeta dialettale friulano, imitatore del Béranger

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Non paia troppo sottile la domanda. Nel primo caso il ripeterle invece di rispondervi solamente, rivela ancora una volta passata nelle parole della madre la preoccupazione che il Béranger ha dello spettatore; nel secondo l’ingenuità della madre sarebbe un po’ troppo grande, e se risponde all’ idea che altri popoli ed altri tempi ebbero del comico, non è certo conforme a quella che il Goldoni apprese all’ltalia moderna: pittura non caricatura. Tanto più che la caricatura, invece che far ridere mag giormente, ci farebbe qui un senso di pena per quella povera madre tanto e cosi stupidamente cieca. Fatto sta che 10 Zorutti, non ostante la tendenza del dialetto nostro al disse lui o disse lei , {« Su la pini alte cime, dis-al, al jeve il soreli a buinore dis-al;» oppure « ’O soi la sombladine, dis-jè »), non approffittò di questo mezzo artistico, e se la canzone perde di pienezza guadagna di snellezza e più di naturalezza. Una toccata fine ha invece ommesso lo Zorutti : Vous vons plaignez qne je gronde ! Hélas ! je fus jeune et blonde ! Je sais corabien dans ce monde On pent faire des faus pas. Oh, finalmente ! questa noiosa vecchia, che invece di sentire descrive, che finora ha fatto più da spettatore che da attore, ha toccato sul vero : li a aperto, tra 1' una e 1’ altra riga di capelli, uno spiraglio alla sua treccia bionda d’un tempo; 11 tempo de’ dolci peccati.... È vero, è umano tutto questo. E Io Zorutti perchè non ne ha approfittato ? Ecco: egli, pur imitando la tela generale e diversi particolari, non volle togliere di peso il carattere della vecchia,