I Tonini storici di Rimini

intervalli del tocco che risplende per sempre; natura le accostò la vivacità del mare e le promesse arridenti de’ piani e de’ colli. Chi mai, se pure udì alcun richiamo della vetustà sacra, qui non si arresta ai monumenti romani, che Rimini già intorno al mille improntava nel suo sigillo ? Dal Ponte veramente e per l’Arco tanta storia sembra affacciarsi ed entrare, tanta vita premere a noi, quanta non dove un giorno la folla agitarsi nell* Anfiteatro ; nell’Anfiteatro che, se ormai sia reso all* aprico, sarà compiere un lavoro e un voto degli storici nostri. Qui talora esso il terreno par che ferva e frema a voler essere rivelatore, mentre per l’aria, o corrente con la bufera o lento tra le nebbie, sì disegna Cesare armato con gli occhi grifagni, e in questa terra di confine, tra 1* affluire e il raggiungersi di strade consolari, 1’ evo antico sembra indugiarsi testimone perenne a noverare quante nuove àlee si gettino, quanti nuovi Rubiconi si passino. Che fu Rimini allora? e che era stata prima? e da quanto prima era stata? che divenne poi? Come il mistero avvolge le origini, e così tornerà molta ombra a velare la discesa per i bassi tempi, finché splenda in sua breve luce la libertà del comune, e indi a poco il genio rinnovellato d’ltalia susciti di tra le annose mura voci d’amore ineluttabile, e da ultimo, scoprendosi ormai le rive di un’altra età, il medievale e il moderno si accampino bravamente insieme su la ròcca turrita, e dai marmi di un tempio sfolgorino il rinascente antico e il nuovo nascente. Presto di poi l’età

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