Un poeta dialettale friulano, imitatore del Béranger
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Che .se nello Zorutti può parere eccessiva quella strofe: Lui la vièst, lui la petene, Lui la jude a dispoià ; Lui j’ fas dutt cheli che ordene, Ce pazienze mai che al à ; è il vecchio costume elei cavalieri serventi, non da molto tramontato in Friuli, che si prolunga qui; e, per quei tempi, in bocca d’un marito stupido o d’uno che si fìnga tale, può passare senza parere in tutto caricatura. E il timore di cadere nella caritura o un vivo senso dell’ambiente che descrive (tra i nostri borghesi d’allora, e anche d’adesso, non c’è molta tenerezza pei bambini) ( 9 ), gli ha fatto tralasciare il particolare accentuato nel Béranger e nel Broflerio, delle dolcezze profuse intorno al bambino nato alla signora! Certo eh' egli sa raggiungere con la massima sobrietà, il che vuol dire senza andar contro la naturalezza l’effetto comico che si propone. Talora (un caso ne abbiamo già visto) coi doppi sensi. Célie là da B alar in ? ( l 0) Célie là a e cavalchine? Eco pront un abitili.... Lui la monte di regine....
f 9) Èda osservarsi che nè pure Vanior materno da noi ha dettato le soavi ninne-nanne, che si odono nelle provinole venete o in Toscana, o altri canti popolari palpitanti dell'amore di madre; che le poche cantilene raccolte dal Gortani (in Pagine friulane , XV, 8) si odono rade, solo in certi paesi, e mancano di ogni intima commozione. ( 10 ) Balarin, famoso violinista, formava la delizia degli udinesi, e d<dle udinesi, del tempo. Vedi il dialogo dei ire morti delì’ab. Vivìani {in 0. De Hasseck. Besenghi degli Ughi, 2 % ed.. Trieste, 1878, p. p, 71-75) e la rassegne a la feste di Balarin dello stesso Zorutti (ediz. della Vedova-Cantoni, pp. 176-184); ediz. Bardusco, pp. 441-48).